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PREZZI DEI CARBURANTI E FISCALITA’
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  08/08/2007  17:28:18, in Economia, letto 17299 volte

AGOSTO 2007

 Ritorna alla ribalta il tema del costo alla pompa di benzina e gasolio auto, che nei primi giorni di agosto 2007 ha fatto registrare picchi di circa 1,4 €/litro per la benzina e di oltre 1,2 €/litro per il gasolio auto.

L’innalzamento dei prezzi in parte deriva dall’andamento del mercato internazionale, ma il permanere di alti prezzi, come ormai noto, può essere attribuito, nella sostanza, principalmente all’esistenza, in Italia, di un forte oligopolio petrolifero.  

Come sempre, anziché analizzare i fenomeni e prendere atto che gli aumenti riguardano il cosiddetto “prezzo industriale” di benzina e gasolio, si preferisce da più parti disinformare l’opinione pubblica attribuendo tali aumenti alle imposte che gravano su benzina e gasolio, ed allo Stato il ruolo di “speculatore”.

Per ripristinare una corretta informazione sul funzionamento delle imposte che gravano su benzina e gasolio si rimanda alla sezione “ACCISE ed IVA”, dove esso viene descritto nel dettaglio, in modo semplice e comprensibile.

Per quanto riguarda, invece, la misura della tassazione, l’Italia non è certo il Paese europeo dove essa è più alta. Infatti, per quanto riguarda la fiscalità sulla benzina l’Italia si colloca al 10° posto in Europa, mentre per quanto riguarda quella sul gasolio auto, si colloca all’8° posto.

·         per quel che riguarda la benzina, l’incidenza fiscale (accisa + Iva)  sul prezzo alla pompa in Italia è del 58,5%, contro una media della zona euro pari al 57,8% e una media UE25 del 55,5% (prezzi rilevati il 30 luglio 2007);

·         per quel che riguarda il gasolio auto, l’incidenza fiscale (accisa + Iva) sul prezzo alla pompa in Italia è del 52,7%, contro una media della zona euro pari al 50,2% e una media UE25 del 49,7% (prezzi rilevati il 30 luglio 2007).

La fiscalità italiana è quindi perfettamente in linea con le medie europee; quel “quid” in più che si rileva è dovuto principalmente alla maggiore Iva derivante dal più alto costo industriale praticato in Italia.

Ben diverso il confronto sul prezzo industriale. Il prezzo industriale della benzina in Francia e in Germania è inferiore a quello italiano rispettivamente del 15,3% e del 15,7%, mentre il prezzo industriale del gasolio auto è inferiore rispettivamente dell’11,5% e del 12,2% (prezzi rilevati il 30 luglio 2007). E non si tratta di una differenza riscontrata una volta tanto; è una costante, pur con diverse oscillazioni nel corso del tempo.

E’ questa la vera anomalia, non altre. Un prezzo industriale troppo alto. Soprattutto troppo alto rispetto a quello praticato in Paesi, come Francia e Germania,  a noi simili per livello di reddito e di struttura, con i quali dobbiamo quotidianamente confrontarci.

Il maggior prezzo industriale italiano rispetto ai principali Paesi europei (gli addetti del settore lo chiamano “stacco Italia”) è una costante del mercato petrolifero del nostro Paese, facilmente verificabile dai dati giornalmente rilevati dal Ministero per lo Sviluppo Economico.

Questa anomalia crea un danno certo al nostro sistema produttivo. Occorre individuare le cause e porvi rimedio, senza indugi. Continuando con le liberalizzazioni del settore, già intraprese dal Governo.

Non è un caso, infatti, che in Francia e Germania, dove la Grande Distribuzione Organizzata ha una forte quota di mercato (in Francia oltre il 50%) i prezzi industriali sono di molto inferiori rispetto a quelli italiani. In Italia, invece, il peso delle grandi compagnie è superiore al 90%. Solo da poco, nel nostro Paese, iniziano a farsi spazio piccoli operatori indipendenti, che tutti, regolarmente, praticano prezzi inferiori alle grandi compagnie.

Che i prezzi consigliati alla pompa siano pressoché identici per tutte le compagnie lo si può desumere dall’analisi dei prezzi rilevati quotidianamente dal Ministero per lo Sviluppo Economico.

Occorre sviluppare una concorrenza che ora è quasi inesistente. Nella maggior parte del tempo considerato la differenza tra il prezzo massimo e quello minimo consigliato è intorno al centesimo di euro, solo per un breve periodo raggiunge i 4 centesimi di euro per la benzina, mentre per quanto riguarda il gasolio auto non supera mai i 2,2 centesimi di euro.

Il settore petrolifero italiano è costituito da:

·         17 raffinerie operative con una capacità di raffinazione di circa 100 milioni di tonnellate;

·         oltre 700 depositi di oli minerali di capacità superiore ai 3.000 metri cubi ciascuno, mentre sono oltre 15.000 i depositi di capacità inferiore;

·         la rete distributiva più vasta d’Europa con oltre 22.400 impianti (dati 2005) (erano circa 40.000 nel 1970), (in Francia sono circa 13.800; in Germania circa 15.000).

Tenuto conto che la totalità del fabbisogno italiano di petrolio, circa 90 milioni di tonnellate, viene raffinato in Italia, e che il saldo tra export ed import di prodotti finiti è positivo, risulta del tutto evidente che sono proprio le compagnie che operano in Italia a “fare” il prezzo dei prodotti raffinati nell’area mediterranea.

Le compagnie non si fanno concorrenza, questo è un dato di fatto. L’unica forma di concorrenza viene praticata dai gestori e tra i gestori. Quegli stessi che protestano per l’apertura del mercato alla grande distribuzione organizzata, implicitamente difendendo le posizioni delle grandi compagnie.

Una maggiore apertura del mercato e una decisa razionalizzazione costringeranno le compagnie ad assumersi maggiori oneri di concorrenza, a riequilibrarne il peso rispetto a quelli già sostenuti dai gestori. 

ACCISE ed IVA

(aggiornamento ad agosto 2007)

Le aliquote di accisa attualmente vigenti sono:

 

 

-            benzina: 0,564 € per litro;

-            gasolio auto: 0,423 € per litro; (0,416 € per litro fino al 31 maggio 2007) (l’accisa sul gasolio destinato all’autotrasporto è invece pari a 0,403 € per litro).

Il diritto dello Stato a riscuotere l’accisa nasce nel momento in cui il prodotto lascia il “deposito fiscale” per essere “ immesso in consumo”.

E’, quindi, il “depositario fiscale” (compagnia o altro operatore intermedio) che versa allo Stato l’accisa corrispondente alla quantità di prodotto “ immesso in consumo”, cioè al prodotto che ha lasciato il “deposito fiscale” per un altro deposito (che in questo caso è un “deposito libero”), dove viene stoccato prodotto “ ad accisa assolta” (sono tali anche i serbatoi dei distributori stradali di carburante).

Si tratta di un sistema semplice per riscuotere l’accisa, ed è anche un sistema che facilita i controlli, in quanto il numero di operatori commerciali coinvolti è limitato.

Il prezzo di cessione di benzina o gasolio auto al gestore del punto vendita è comprensivo anche dell’accisa dovuta allo Stato.

L’importo dell’accisa è inglobato nel prezzo di cessione. Su tale prezzo viene calcolata l’Iva.

Il gestore, quindi, pagherà al fornitore il prezzo di cessione maggiorato dell’Iva al 20%.

Il consumatore finale, invece, pagherà al gestore un prezzo pari al prezzo di vendita maggiorato dell’Iva al 20%. Questo è il prezzo al consumo indicato sugli erogatori di carburante.

Questo sistema non è una prerogativa italiana, bensì è il sistema vigente in tutta l’Unione Europea.

Alle Regioni a statuto ordinario sono devoluti 0,129 € per litro di accisa benzina e - dal 1° gennaio 2007 - 0,00266 € per litro di accisa gasolio auto (tale quota per il 2008 sarà pari a 0,00288 €/litro e per il 2009 a 0,00307 €/litro) consumati sul territorio regionale.

Le Regioni a statuto ordinario hanno anche la facoltà di introdurre una imposta addizionale sul consumo di benzina entro un massimo di 0,0258 €/litro. La Campania , la Liguria ed il Molise sono le uniche regioni che hanno, finora, deciso di avvalersi di tal facoltà (hanno applicato il massimo consentito).

Alla Sardegna, al Trentino Alto Adige ed alla Valle d’Aosta sono devoluti i 9/10 delle accise su benzina, gasolio e gpl riscosse nei rispettivi territori.

Al Friuli-Venezia Giulia sono invece devoluti 0,413 € per litro di accisa benzina, e 0,258 € per litro di accisa gasolio auto. Con le risorse ricavate, la regione consente alla popolazione residente di usufruire di riduzioni del prezzo alla pompa periodicamente definite per ciascuna delle cinque fasce nelle quali è stato suddiviso il territorio regionale in base alla distanza dei vari Comuni al confine con la Repubblica di Slovenia. L'entità delle riduzioni di prezzo è fissata in modo tale da rispettare il vincolo legislativo secondo il quale il prezzo ridotto dei carburanti nella regione non sia mai inferiore a quello praticato nella Repubblica di Slovenia.

Dal 1° gennaio 2007 non sono più in linea con la normativa comunitaria (Direttiva 2003/96 sulla tassazione dei prodotti energetici) le esenzioni di accisa sui prodotti petroliferi che erano in vigore dal dopoguerra per Gorizia e per la Valle d’Aosta. Dalla stessa data e per gli stessi motivi, non sono in linea con la normativa comunitaria neanche le agevolazioni (consistenti nella concessione ai residenti di quantitativi di benzina e gasolio auto in esenzione d’accisa)  previste per Trieste e per 25 comuni di confine della provincia di Udine. Il legislatore nazionale dovrà pertanto adeguare la normativa interna al dettato comunitario.

Un trattamento di favore (per scoraggiare l’approvigionamento in Svizzera) viene accordato  dalla Regione Lombardia e dalla Regione Piemonte a favore dei residenti nei Comuni confinanti con la Svizzera per l'acquisto di benzina con sconti differenziati in due fasce a seconda della distanza dal confine.