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La follia Atomica che il Belpaese non vuole
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  15/10/2010  10:48:09, in Nucleare, letto 41309 volte

- Pubblicato sul quotidiano Terra il 15/10/10

La follia atomica che il Belpaese non vuole
Il Canada ha rinunciato a costruire 2 nuovi reattori Epr che sarebbero costati 16 miliardi di euro. Impianti messi in discussione da 3 Agenzie per la sicurezza. Mentre il nostro governo non esita a escogitare “furbate” per ingannarci

Veronesi, a cui è stato chiesto di presiedere l’Agenzia nazionale, cosa pensa dello studio che denuncia il raddoppio delle leucemie nei bambini che abitano nei pressi degli impianti? Nelle recenti elezioni regionali non un candidato della destra si è pronunciato a favore delle centrali nucleari nel territorio della Regione in cui era candidato

Un costoso studio presentato in pompa magna da Enel a Cernobbio preme sul Governo per accelerare la costruzione delle centrali nucleari. A queste pressioni il governo si mostra sensibile attraverso le dichiarazioni del sottosegretario Saglia, che segue la reintroduzione del nucleare in Italia. Lo studio purtroppo prosegue l’abitudine di fornire conti fasulli sulla costruzione delle centrali, con l’obiettivo di tenere i costi artificialmente bassi per tentare di dimostrarne la convenienza e la diminuzione delle tariffe elettriche. Premesso che una ricerca Usa ritiene che i costi del solare siano ormai paragonabili a quelli del nucleare e che le notizie che compaiono sul web danno conto di continui aumenti dell’elettricità in Francia, malgrado sia il paese più nucleare del mondo.

La costruzione di una centrale Epr, come quelle che il governo vorrebbe costruire in Italia, oggi è almeno 8 miliardi di euro, anziché i 5 sbandierati. Questo maggior costo di costruzione basta da solo ad azzerare la promessa di ridurre le tariffe elettriche del 20 per cento. Del resto per averne prova basta leggersi le motivazioni della rinuncia del Governo canadese alla costruzione di nuove centrali, infatti per 2 Epr erano stati chiesti 16 miliardi di euro. Se poi ai costi di costruzione si sommano i danni all’ambiente e alla salute (non solo nel caso di incidenti ma anche per il normale funzionamento), i costi di assicurazione, lo smantellamento delle centrali e lo smaltimento delle scorie radioattive i costi dell’energia elettrica prodotta con il nucleare diventerebbero addirittura più alti di quelli attuali. Non a caso Enel ha più volte chiesto garanzie sulle tariffe per l’energia prodotta per almeno 30 anni, a cui vanno aggiunti i costi per l’Agenzia e altri più o meno occulti.

Oltre ai costi c’è il problema dell’occupazione. Con qualche ottimismo lo studio di Cernobbio parla di 10.000 posti di lavoro, fino ad ora si parlava di meno della metà. Ammettiamo che siano questi, nulla di paragonabile al risultato che darebbe l’attuazione di un progetto Cgil-Legambiente, la cui realizzazione creerebbe almeno 150.000 posti di lavoro qualificati nel settore del risparmio energetico e delle energie rinnovabili. 15:1. Per di più l’investimento pubblico sarebbe modesto. Nel 2009 con 600 milioni di incentivazione nel solare sono stati fatti investimenti per 4 miliardi di euro. Un investimento nelle energie rinnovabili ha una capacità di mobilitare investimenti privati molto superiori e quindi eserciterebbe una funzione anticiclica formidabile e invoglierebbe nuove aziende ad entrare nel settore. Senza dimenticare che l’uranio è una risorsa destinata ad esauby rirsi nel corso di qualche decennio come il petrolio, che l’Italia dovrebbe importare le tecnologie e il combustibile, rendendo il nostro paese ancora più dipendente dall’estero. Mentre il risparmio energetico e le energie rinnovabili renderebbero l’Italia energeticamente più autonoma. Non va dimenticato inoltre che lo studio di Cernobbio parla di riduzioni delle emissioni di CO2 a partire dal 2020. Peccato che gli impegni presi dall’Italia con l’Europa (il 20-20-20) dicano chiaro che questi obiettivi vanno realizzati entro il 2020, altrimenti l’Italia dovrà pagare multe salatissime, che ovviamente pagherebbero i cittadini nelle bollette. Mentre gli investimenti nelle energie rinnovabili e il risparmio energetico potrebbero consentirci di rispettare l’accordo europeo entro il 2020.

Il governo per bocca del sottosegretario, ha affermato che a gennaio 2011 le aziende potranno proporre i luoghi in cui collocare le nuove centrali nucleari. Il sottosegretario risponde così alle pressioni della lobby nuclearista che preme per accelerare le decisioni e di cui l’iniziativa a Cernobbio è parte. Queste affermazioni sono molto gravi perché l’Agenzia per la Sicurezza Nucleare ancora non esiste ed è questo organo che deve stabilire dove per ragioni di sicurezza non è possibile costruire centrali nucleari, ad esempio per il pericolo di terremoti. Senza Agenzia non esistono le procedure di approvazione delle proposte, né le condizioni da rispettare. A meno che il governo mediti la follia di adottare una procedura di costruzione delle centrali nucleari fondata sul silenzio-assenso. Lo Statuto dell’Agenzia non c’è, non ci sono organici, né risorse. Né sono stati nominati gli organi. In altre parole l’Agenzia per la Sicurezza semplicemente non esiste. Di cosa sta parlando il sottosegretario?

In materia di sicurezza lo studio presentato a Cernobbio afferma che le centrali nucleari oggi sarebbero assolutamente sicure. Affermazione destituita di fondamento se perfino le 3 Agenzie per la sicurezza di Francia, Inghilterra e Finlandia (tutte di paesi impegnati nel nucleare) hanno messo in discussione la sicurezza degli Epr in costruzione a Okiluoto e a Flamanville. Il governo sta tentando anche una furbata cercando di coinvolgere il noto oncologo Umberto Veronesi come Presidente della futura Agenzia. Veronesi farebbe bene a sottrarsi, ma anche se dovesse accettare l’incarico non dovrà meravigliarsi se gli verrà chiesto con forza un comportamento rigoroso, tanta trasparenza e il rispetto delle procedure istituzionali.

Si sentirebbe chiedere, ad esempio, cosa pensa dello studio tedesco che denuncia il raddoppio delle leucemie nei bambini che abitano nei pressi delle centrali nucleari. Si sentirebbe chiedere di rispettare il diritto delle Regioni ad esprimere un parere vincolante sulle decisioni di localizzazione degli impianti nucleari, mentre il Governo tenta di ignorarle. Si sentirebbe chiedere di rispettare il diritto delle popolazioni interessate e degli Enti locali a fare valere la loro opinione sulle proposte di localizzazione. L’idea della destra di risolvere il dissenso delle popolazioni interessate con la militarizzazione dei siti è un autentico delirio. Che poi siano i Comuni a chiedere gli impianti nucleari nel loro territorio è semplicemente un’idea peregrina. Basta ricordare che nelle recenti elezioni regionali non un candidato della destra si è pronunciato a favore delle centrali nucleari nel territorio della regione in cui era candidato.

Sulle scorie si stanno facendo molte chiacchiere. La Sogin verrebbe incaricata dal governo di fare quello che avrebbe sempre dovuto fare - e non ha fatto - e cioè smaltire le scorie. Basta ricordare il no secco ricevuto a Scanzano Ionico. Lo smaltimento delle scorie radioattive fino ad oggi non è stato risolto né dagli americani né dai francesi, che dicono di essere pronti ma in realtà stanno prudentemente soprassedendo allo stoccaggio nelle loro gallerie scavate nell’argilla. Scorie vuol dire costi enormi di smaltimento e difficoltà fino ad ora insormontabili di dislocazione, perché legittimamente nessuno le vuole, perché sono pericolose, in alcuni casi per centinaia di migliaia di anni.

Dall’ineffabile sottosegretario Saglia apprendiamo che i candidati a costruire le centrali nucleari vorrebbero anche garanzie su un eventuale cambio di orientamento politico, cioè indennizzi per la mancata costruzione delle centrali, se dovessero cambiare - come è sperabile - le scelte politiche. Una specie di assicurazione pubblica sui rischi, dimenticando che è proprio la lobby nuclearista guidata da Enel ed Edf a volere ad ogni costo le nuove centrali nucleari e quindi semmai sono i cittadini italiani che dovrebbero essere indennizzati da questo rischio. Atteggiamenti come questi rivelano che l’opinione pubblica italiana non è convinta e i nuclearisti lo sanno bene. è il solito capitalismo assistito, che parla molto di mercato ma predilige la protezione pubblica a senso unico: quella a suo favore, sia quando chiede aiuti per costruire, sia quando chiede garanzie in caso di fallimento del progetto. Per questo è importante proseguire con la raccolta di firme a sostegno della proposta di legge che dice si alle energie rinnovabili e no al nucleare. Per dimostrare che un’alternativa è possibile.

Alfiero Grandi
Presidente Comitato“Sì alle energie rinnovabili, no al nucleare”