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Sfidare i responsabili della crisi e dell’immobilismo
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  08/01/2011  20:27:03, in Economia, letto 1700 volte

- Pubblicato da l'Altro quotidiano e da Paneacqua  il  5/1/11

Una notizia degna di nota. In Cina i salari stanno aumentando. Il Governo cinese guarda con benevolenza agli aumenti salariali e perfino (chissà se Marchionne ha letto la notizia) agli scioperi. Non si tratta di un improvviso sussulto democratico del Governo cinese ma di una precisa scelta di politica economica e sociale. Il Governo vuole aumentare la dimensione del mercato interno cinese e insieme ridurre un poco le abissali distanze sociali create da uno sviluppo impetuoso e non regolato. Il Governo cinese non è certo un modello di democrazia ma almeno si rende conto dei problemi del suo paese .
Altra notizia degna di nota. Secondo l’Istat oltre all’aumento della povertà vera e propria in Italia un terzo delle famiglie non è in grado di fare fronte a spese impreviste. A differenza di quello cinese il Governo italiano non si occupa del miglioramento delle condizioni di vita di quanti hanno subito i colpi della crisi, della riduzione della forbice tra i redditi, del miglioramento della domanda interna.
I consumi interni dell’Italia si contraggono perché una parte importante del paese fa i conti con difficoltà crescenti e purtroppo le previsioni occupazionali per il 2011 dicono che la situazione peggiorerà. Mentre il Governo continua nell’immobilismo e stringe la spesa (basta leggere la lettera di Tremonti ai colleghi di Governo) a partire da quella per gli investimenti pubblici, chiacchiera di mirabolanti investimenti nel Mezzogiorno di cui non c’è traccia nelle reali disponibilità finanziarie pubbliche. Non basta elencare cifre in un foglio di carta per avere investimenti e infatti Tremonti conta sul fatto che tanto i quattrini stanziati non verranno spesi. Del resto se quegli investimenti venissero veramente effettuati gli attuali conti di Tremonti andrebbero in corto circuito.
Non è vero che non c’è alternativa. Basterebbe, per cominciare, chiedere ai signori dello scudo fiscale di pagare l’Iva dovuta, cosa ora possibile perché l’Unione Europea non consente all’Italia di fare condoni su questa imposta comunitaria. Di più, il Governo italiano si è impegnato con l’Europa a riscuotere l’Iva (a parole) perché non può fare altro, ma in realtà strizza l’occhio agli evasori. Questa potrebbe essere una delle possibili fonti di entrata a carico della parte del nostro paese che ha guadagnato in questi anni, anche durante la crisi. Infatti la crisi non è stata uguale per tutti: è stata pesante per gli strati più deboli, ininfluente o addirittura occasione di aumento di ricchezza per un’area sociale ristretta che oggi dovrebbe essere chiamata a dare un contributo alla ripresa.
Il problema dell’Italia è questo: solo redistribuendo le ricchezze e il reddito potrebbe esserci una ripresa della domanda interna, in grado di rafforzare i timidi segnali di aumento delle esportazioni.
L’accumulo ulteriore di ricchezza a favore del 10 % che ne possiede il 45 % non serve al futuro del nostro paese, alla ripresa dell’economia e dell’occupazione. Per una ripresa economica seria che non si attardi a discutere di aumenti del Pil di qualche decimale di punto e che affronti seriamente il problema della qualità dello sviluppo, della sua sostenibilità, occorre redistribuire le risorse, facendo al paese intero un discorso molto serio su equità e giustizia sociale nell’interesse di tutti. La denuncia che gli studenti, i precari della scuola, gli insegnanti hanno portato di fronte al paese sulle condizioni fatiscenti dell’istruzione, la tristezza di un simil Ministro che assiste al taglio delle risorse (già magre) per i beni culturali italiani contribuendo con il suo servilismo a dissipare un patrimonio di valore mondiale e inestimabile per l’Italia, il tentativo di fondare il recupero di competitività dell’industria italiana su un drastico peggioramento delle condizioni di lavoro come sta cercando di fare la Fiat, ricorrendo anche ad odiose discriminazioni contro la Fiom.
Sono alcuni aspetti fondamentali che un Governo degno di questo nome dovrebbe affrontare seriamente per ridare una speranza al paese, ai giovani, ai lavoratori, a tutti.
Un impegno corale, comune, compreso, condiviso per quanto possibile e comunque chiarito di fronte al paese.
Invece assistiamo ad un lento decadimento della coalizione di Governo che ricorda l’affresco del proclama di Diaz del 1918, anche l’esercito austriaco sembrava invincibile. Il Governo è ancora in piedi ma alla ricerca disperata di voti per non cadere.
L’opposizione sembra non avere del tutto capito che occorre presentare al paese un’alternativa credibile, qui ed ora.
Prodi ha scritto che l’opinione pubblica condivide l’analisi della sinistra sulle malefatte della destra ma non crede alle sue ricette e quindi non la vota. C’è un nucleo di verità nelle affermazioni di Prodi anche se è incompleto, perché in verità l’opinione pubblica non ha ancora avuto veramente la possibilità di scegliere l’opposizione per il suo programma alternativo. Quando alcuni autorevoli dirigenti del PD affermano che avrebbero votato a favore dell’accordo separato alla Fiat, quando su ogni scelta di valore si assiste ad una divaricazione cascano le braccia. Cosa dovrebbero pensare gli elettori dell’alternativa, della sinistra quando fa affermazioni pressochè indistinguibili dalla destra ?
Che differenza di sostanza c’è tra il giudizio positivo di Berlusconi e quello di Fassino ed altri sull’accordo separato alla Fiat ?
Veltroni aveva spiegato in vista delle elzioni del 2008 che la vocazione maggioritaria del PD doveva rispondere all’esigenza di superare le precedenti divaricazioni nel centro sinistra. Oggi la ripropone, malgrado il tonfo elettorale del 2008, ma forse non si è accorto che lui stesso oggi è protagonista delle divaricazioni interne al PD, che sono - se possibile - superiori a quelle della coalizione passata.
Non basta neppure punzecchiare con la richiesta insistente delle primarie. Le primarie possono servire, ma non bastano. Occorre mettere in campo la questione di fondo e cioè dare vita finalmente ad una coalizione alternativa con un programma forte e chiaro e con una coalizione che si impegna ad essere coesa. Dopo di chè si può discutere con chiunque non sia nell’area Berlusconiana per salvare il nostro paese. Altrimenti resta l’impressione di confusione.
Berlusconi ha difetti inenarrabili, il principale è che ha introdotto una pratica politica fondata su un sistema corruttivo, fino alla compravendita di parlamentari. Tuttavia gli va riconosciuto il pregio di rappresentare una posizione chiara anche per un’alternativa e l’opposizione questo dovrebbe capirlo se vuole presentarsi come un’alternativa politica possibile. Altrimenti ogni componente politica dell’opposizione continuerà a fare la sua parte, pensando solo al suo posizionamento.
Alfiero Grandi