Zingaretti  è segretario del Pd. Non è ancora la svolta ma è una buona notizia. La  partecipazione alle primarie è stato un segnale politico chiaro. Tante e  tanti hanno scelto di partecipare a questo evento nella speranza di  contribuire a rimettere in campo un’opposizione di sinistra. Questo  risultato viene dopo la manifestazione antirazzista di Milano,  importante per la grande partecipazione e per essere stata convocata a  Milano, dove c’è competizione tra punti di vista alternativi.
   
Questi avvenimenti segnalano novità incoraggianti
   
Sarebbe  un errore ritenere che questo sia sufficiente. Ora occorre mettere al  centro le scelte. Se la maggioranza gialloverde ha potuto contare su  sondaggi favorevoli per molti mesi lo si deve al fatto di non avere  dovuto confrontarsi con una reale alternativa. Da destra Forza Italia e  Fratelli d’Italia non possono essere un’alternativa perché il loro  obiettivo è ricostruire l’alleanza con Salvini. A  sinistra non c’è stata una alternativa realistica, ma un’opposizione  confusa e divisa, che ha usato argomenti indifferentemente di destra e  di sinistra per attaccare la maggioranza.  Emblematico  il reddito di cittadinanza. Non si può respingere la proposta del  governo rivendicando nello stesso tempo che in precedenza era già stato  introdotto il Rei che avrebbe potuto essere potenziato, invece di  introdurre un nuovo meccanismo, e nello stesso tempo dipingere come un  errore la scelta di migliorare la condizione dell’area di povertà,  esplosa nei numeri in dieci anni. Andrebbe tenuto a mente per lo meno  che anche gli 80 euro erano destinati a chi non aveva reddito da lavoro  sufficiente, quindi intervenendo sul lato della domanda. 
   
Interventi  a sostegno dei redditi insufficienti a garantire dignità nella vita  sono una scelta non solo giusta ma indispensabile, quando una crisi dura  da più di un decennio e non se ne vede la fine. La  proposta del reddito di cittadinanza ha certo aspetti discutibili e  confusi, come la sovrapposizione degli interventi per il lavoro e quelli  per il sostegno al reddito delle aree più povere. Tuttavia  l’opposizione dovrebbe condividere l’esigenza di intervenire sulla  povertà e lavorare per correggere errori e storture. Ad esempio l’errore  di avere sottovalutato il rapporto con le Regioni e i sindacati e  quindi conducendo una battaglia a fin di bene, nell’interesse del  paese. Detto questo ci sono altri  interventi da fare per gli investimenti e per l’occupazione e per  questi occorrono scelte politiche che questa maggioranza non ha fatto,  non è in grado di fare e probabilmente si dividerebbe ove fosse  costretta a scegliere.
   
La prima scelta per Zingaretti è creare le condizioni per un’alternativa  alla maggioranza gialloverde prima che sia troppo tardi. Dalle primarie  è uscita una chiara archiviazione della logica di Renzi, ribadita sul  Corriere dove ha rivendicato di essere stato l’artefice della rottura  che ha spinto il M5Stelle nelle braccia di Salvini. La politica del “mai  con i 5Stelle” è stata sconfitta nelle primarie senza appello, per  questo sarebbe un errore farsi condizionare da una riedizione dello  “stai sereno”, prima con Letta, ora con Zingaretti. Occorre  fare esplodere le contraddizioni nella maggioranza prima che sia troppo  tardi, senza dimenticare che la destra per ora non ha i voti per fare  da sola mentre una qualche forma di convergenza tra Pd, sinistra e  M5Stelle li potrebbe avere. Si vedrà se nel Pd continueranno a dire no  anche dopo le primarie. Certo un confronto tra Pd, sinistra e 5 Stelle  non sarebbe semplice. Ma se la discussione si concentrasse su proposte,  come quella di Di Maio, sul salario minimo potrebbero esserci delle  novità. Occorre avere posizioni chiare nel confronto, ma questo è  possibile verificarlo solo se il “mai con i 5Stelle” viene archiviato.  Altrimenti si rischia che una maggioranza in grande difficoltà continui a  governare il nostro paese in crisi economica, in assenza di  un’alternativa credibile. Renzi  ha contribuito a far perdere oltre un anno con un no pregiudiziale e  rancoroso che ha contribuito a spingere il M5Stelle nelle braccia della  Lega di Salvini. Sarebbe bene non perderne altro, la crisi lo impone.  Occorre introdurre novità nel rapporto con le forze sociali. Renzi ha  iniziato la disintermediazione del ruolo delle organizzazioni sociali a  partire dal sindacato, avviando la riduzione dei diritti dei lavoratori  con il Jobs act. Questo governo finora ha portato avanti il lavoro  iniziato da Renzi. Non a caso Di Maio si rivolge al Pd per il salario  minimo ma sull’argomento non ha previsto un dialogo preventivo con il  sindacato. Ridare ruolo alle forze sociali e alla loro rappresentanza è  un punto centrale del futuro politico di questo paese, altrimenti i guai  si moltiplicheranno. 
   
Questo è un compito che il Pd diretto da Zingaretti deve assumere esplicitamente, su questo incalzando il governo gialloverde. Il  governo non ce la fa, ma le critiche spesso non affrontano il nodo  delle difficoltà. La questione di fondo è politica. L’Italia se non  vuole staccarsi definitivamente dal gruppo di testo dell’Europa, se  intende riprendere un ruolo innovativo sul piano sociale politico, deve  affrontare il problema della mobilitazione delle energie politiche,  intellettuali e sociali che possono invece impegnarsi per fare uscire il  paese da questa crisi che rischia di diventare declino. 
   
La risposta non può che essere politica.  Una politica che considera e valorizza il contributo delle forze  sociali e intellettuali fondamentali di cui l’Italia – per fortuna –  tuttora dispone. Per la ripresa dell’economia e il progresso sociale è  necessario costruire una convergenza tra governo e parti sociali  fondamentali su obiettivi di medio-lungo periodo. Il governo propone, le  forze sociali fondamentali e l’intellettualità ne discutono, poi si  tenta di arrivare ad una sintesi condivisa, il cui fondamento deve  essere la fine dell’idea dominante che dopo la fine della svalutazione  monetaria ora l’unica valvola di sfogo sia svalutare il ruolo del  lavoro. Dopo anni, questa scelta ha dato risultati disastrosi. Ora è  giunto il momento di una svolta il cui punto di partenza non può che  essere la valorizzazione del lavoro, della sua quantità, della sua  qualità, della sua crescita nella considerazione sociale e nelle  retribuzioni. La fase dello sfruttamento selvaggio del lavoro, fino a  lambire forme di schiavitù, deve finire.
   
Per  garantire la realizzazione di un nuovo patto sulle scelte per il futuro  è necessario un governo affidabile e credibile e quello attuale non lo 
   
   
Alfiero Grandi