La scelta del Pd era                 preannunciata, quindi nessuna vera sorpresa. Purtroppo è                 una decisione che crea ancora più confusione.  L’ansia                 di trovare giustificazioni alla decisione di schierarsi                 per il Si al referendum, dopo avere votato Si nel quarto                 voto alla Camera capovolgendo le tre precedenti                 votazioni contrarie, porta a giravolte senza fine e                 ancor meno convincenti. Peggio il tacon del buso come                 dicono in Veneto. La proposta ventilata dalla direzione                 del Pd di lanciare una iniziativa per superare il                 bicameralismo omogeneo tra Camera e Senato,                 paradossalmente, conferma che il taglio del parlamento                 che si voterà il 20/21 settembre è ancora più                 incomprensibile e inaccettabile, in quanto non è detto                 che i correttivi migliorino la situazione. Prima il Pd e                 LeU hanno chiesto dei contrappesi al voto sul taglio del                 parlamento, con l’impegno di approvare una nuova legge                 elettorale e apportando altre modifiche alla                 Costituzione. Ora, non solo dopo un anno è                 sostanzialmente tutto fermo e la confusione sotto il                 cielo è grande, ma si cerca di compensare questo blocco,                 di fatto, oltre che con impegni a parole del tipo faremo                 questo e quello con una nuova proposta che investe il                 ruolo della Camera e del Senato, quindi una ulteriore                 modifica della Costituzione.
Così si delinea un                   futuro di continue modifiche della Costituzione per                   aggiustare (il taglio del parlamento) quello che                   aggiustare non è possibile.
Era già difficile per Pd e                 LeU giustificare un capovolgimento di posizione, dal no                 al sì, ora la confusione diventa massima. Se erano                 queste le vere intenzioni perché semplicemente non si è                 preteso di cambiare la proposta voluta fortemente dai 5                 Stelle e da questi imposta all’attuale maggioranza?                 Cambiare fin dall'inizio in parlamento il testo avrebbe                 allungato di qualche mese, ma almeno sarebbe stata                 risparmiata al paese dopo oltre un anno la commedia                 delle modifiche richieste e mai arrivate. Del resto il                 testo del taglio del parlamento è stato sostanzialmente                 concordato durante il governo Conte 1 tra Lega e                 M5Stelle e non si vede perché cambiando la maggioranza                 con l’ingresso del Pd e di Leu non era possibile                 concordare un nuovo testo, inserendo da subito le                 modifiche in modo comprensibile.  Naturalmente anche un                 testo modificato poteva risultare inaccettabile ma                 almeno tutte le carte sarebbero state sul tavolo e il                 giudizio sarebbe stato più lineare. Invece così siamo                 arrivati ad un pasticcio in cui non ci sono veri punti                 fermi se non il taglio del parlamento, del quale                 sarebbero beneficiari solo i 5 Stelle, o almeno così                 pensano loro.  Questa ansia di cambiare qualcosa è solo                 la conferma che il taglio del parlamento è semplicemente                 sbagliato. Per fortuna il risultato del referendum può                 ancora bloccare questa proposta e consentire di                 discutere dopo la bocciatura di questa manomissione                 della Costituzione serenamente di come rilanciare il                 ruolo del parlamento nel nostro assetto costituzionale.
La verità è che                   sia i contrappesi che questa  nuova trovata di                   differenziare il ruolo della Camera da quello del                   Senato sono solo strumenti propagandistici                 per cercare di convincere a votare comunque sì, ma in                 realtà confermano che il taglio del parlamento è un                 grave errore che può avere gravi conseguenze sul futuro                 della nostra democrazia. Ciliegina sulla torta: forse                 non ci si rende conto, presi dall’ansia, che la proposta                 di rendere identici i requisiti per votare ed essere                 eletti alla Camera e al Senato, rendendo le camere                 ancora più identiche tra loro, contraddice la proposta                 di correggere il  taglio del parlamento con una                 differenziazione del ruolo delle Camere. Se vincerà il                 No anche la maggioranza parlamentare attuale avrà tutto                 il tempo per chiarirsi le idee. D’altra parte lo stesso                 Zingaretti ha affermato che un’eventuale vittoria del No                 non avrebbe conseguenze sulla tenuta del governo, uno                 spauracchio agitato strumentalmente per creare il timore                 di una possibile caduta del governo. La vita del governo                 non dipende dal risultato del referendum perché il                 M5Stelle avrebbe tutto da perdere da una crisi con                 questa motivazioni che porterebbe dritta a elezioni                 anticipate, quindi la vera posta in gioco il 20/21                 settembre è semplicemente respingere il taglio del                 parlamento. Taglio del parlamento che anziché impostare                 un rilancio del ruolo del parlamento, centrale nella                 nostra democrazia, gli porta un serio colpo che rischia                 di precipitarlo in una condizione di subalternità,                 compiendo il primo passo verso il superamento del ruolo                 del parlamento vaticinato da Davide Casaleggio, nel                 volgere di qualche decennio. La democrazia parlamentare                 ha certamente difetti ma è l’unica democrazia che                 conosciamo e che funziona e sarebbe un errore                 sottovalutare le conseguenze del taglio del parlamento                 per poi dovere poi rimpiangere successivamente di non                 averlo bloccato in tempo votando No al prossimo                 referendum.
La nostra Carta                   fondamentale non può essere cambiata a seconda delle                   vere o presunte convenienze di questo o di                 quel partito, così l’Italia rischia che il taglio del                 parlamento possa diventare il cavallo di troia per                 stravolgere la Costituzione, ritenuta fino a qualche                 anno fa la più bella del mondo anche da PD e LeU. Per                 cortesia lasciate in pace glorie politiche  del passato,                 nessuno può seriamente pensare che autorevoli                 personalità politiche come quelle che vengono richiamate                 oggi avrebbero mai fatto sceneggiate come Di Maio ed                 altri con il taglio delle poltrone di carta davanti al                 parlamento o avrebbero motivato il taglio del parlamento                 con un ridicolo risparmio di costi.
La vittoria del No                   diventa ogni giorno sempre più importante di                 fronte alla confusione e alle contraddizioni della                 maggioranza che questa iniziativa del Pd non fa altro                 che confermare.