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Il Governo insiste, vuole ad ogni costo fare approvare la legge che contiene la reintroduzione delle centrali nucleari in Italia.
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  05/05/2009  09:55:38, in Nucleare, letto 1794 volte
Infatti il Senato ha avviato l’esame di una legge “insalata mista” che contiene anche la reintroduzione del nucleare, peraltro con la doppiezza di non citarlo esplicitamente nel titolo. E’ una grave sfida alle elettrici e agli elettori italiani che si sono già pronunciati contro il nucleare nel referendum del 1987 . Per di più il Governo sta agendo nei fatti come se la legge esistesse già: firma accordi con la Francia, autorizza Enel a fare prime visite congiunte con Edf per individuare potenziali siti nucleari, senza neppure essersi preso la responsabilità di decidere i siti, dopo l’approvazione della legge. E’ la politica dei fatti compiuti, per tentare di spingere il paese verso scelte irreversibili. Malgrado la potenza mediatica impegnata dal Governo, e da Confindustria, per spingere verso il nucleare però gli italiani non sembrano essere così d’accordo come il Governo spera e infatti si nota qualche preoccupazione nella destra. Basta andare su Internet per trovare fior di consiglieri comunali e regionali della destra contrari al nucleare e capire che la situazione anche a destra è meno tranquilla di quanto il Governo vorrebbe far credere. Il Governo ha certamente i numeri in parlamento e sufficienti strumenti di ricatto (purtroppo) per fare approvare questa legge, anche se Lega Ambiente fa benissimo a promuovere con altri un presidio durante i lavori del Senato, ma il discorso nel paese è diverso e non solo per iniziativa dell’opposizione. Sta crescendo l’iniziativa dell’opposizione che non è in parlamento e che Schifani non ha voluto ricevere malgrado le precedenti assicurazioni che anche le opinioni non rappresentate in parlamento sarebbero state ascoltate. Sta diventando più netta l’opposizione anche dentro il Senato, dove il PD sembra finalmente avere scelto una netta contrarietà alla reintroduzione del nucleare in Italia. Anche le Regioni hanno qualcosa di importante da dire, visto che hanno poteri di codecisione in materia di energia come recita l’art 117 della Costituzione. Del resto molte stanno già dicendo NO all’introduzione del nucleare nel loro territorio. Il Governo sa bene che quando i luoghi di possibile insediamento delle centrali saranno noti ci saranno reazioni popolari ancora più forti e per questo vuole blindare tutto per legge: dal percorso decisionale dei siti alla gestione delle centrali, attribuendogli il ruolo di siti di interesse strategico. In sostanza decisionismo e manganello. Il Governo sostiene una balla colossale e cioè che il nucleare sarebbe economicamente conveniente. Tralasciando che prima di tutto vengono tutela dell’ambiente e salute delle persone, i conti del nucleare sono truccati. La stessa questione delle scorie radioattive, in particolare di quelle di durata fino a centomila anni, ha un costo enorme se caricato sugli impianti e non sulla collettività come si vorrebbe fare in realtà. La verità è che il Governo mente sui conti. Sottovaluta i costi di costruzione delle centrali almeno del 50%, trascura che anche l’uranio, come il petrolio, è in quantità limitata nel tempo (30-60 anni), finge di ignorare che entro il 2020 l’Italia si troverà a pagare multe di miliardi di euro per il mancato rispetto dell’obiettivo europeo del 20-20-20, non dice che la riduzione riguarda tutta l’energia consumata non solo quella elettrica, trascura che le fonti energetiche rinnovabili potrebbero dare risultati (puliti) a partire da subito e creare (piano CGIL-Lega Ambiente) spazi per innovazione tecnologica e produttiva e per nuova occupazione qualificata. Del resto sono idee lanciate con forza anche da Obama, mentre Berlusconi e Scaiola si attardano a fare favori agli “amici” francesi che vorrebbero rifilarci prodotti ormai superati. E il costo dell’energia ? La tabella preparata dal nostro comitato scientifico dimostra che il nucleare costa di più di ogni altra fonte e questo vuol dire che, con buona pace dei conti pubblici, lo Stato dovrà tirare fuori, piaccia o no, miliardi di euro dei cittadini senza i quali i privati non investiranno. Infatti negli USA i privati non costruiscono centrali da oltre venti anni. Veniamo agli organi della sicurezza. Perfino nella Francia del nucleare la sicurezza è regolata in modo ben più serio di quanto previsto dal progetto di legge del Governo. L’8 aprile scorso l’Autoritè de Suretè Nucleaire ha inoltrato un ponderoso e per alcuni aspetti interessante rapporto sul nucleare al Parlamento francese e ha imposto il rispetto di regole sulla sicurezza ai costruttori di Flamanville che sembravano averle dimenticate dopo 2 decenni di assenza dalla Francia Metropolitana. In Italia altro che autorità sulla sicurezza, se va bene ci sarà un rachitico ufficio senza soldi che invierà qualche paginetta ai Ministri Scaiola e Prestigiacomo, se Berlusconi vorrà. Alfiero Grandi, Comitato SI alle energie rinnovabili NO al nucleare