Articolo di Alfiero Grandi comparso su diversi blog
La campagna referendaria e’ partita.
Consapevole o meno Renzi, con la sua affermazione che il suo futuro  personale e’ legato all’esito del referendum sulle modifiche  costituzionali, contribuisce a destare interesse per un appuntamento  politico che molti elettori neppure sapevano ci sarebbe stato.  Naturalmente sovrapporre il suo destino all’esito del referendum da  parte di Renzi e’ strumentale, per mettere il merito del referendum in  secondo piano, per sfuggire alle accuse di stravolgere la Costituzione  nata dalla Resistenza, puntando ad una sorta di Sindaco d’Italia o, come  dicono altri, ad un premierato forte mascherato. Renzi lo fa puntando a  trasformare questo appuntamento in un referendum su di lui piuttosto  che sullo stravolgimento della Costituzione che è il vero oggetto del  referendum.
Questo tentativo strumentale va respinto. Gli elettori saranno  chiamati a votare sulle modifiche della Costituzione che e’ cosa ben  piu’ importante del destino di Renzi.
Lo stravolgimento della Costituzione attuato con queste modifiche,  fortemente volute da Renzi, sta arrivando in porto con modalita’ che  stravolgono la prassi e lo spirito della Costituzione, lavorando su  proposte del governo per rafforzane il ruolo diminuendo quello del  parlamento, fingendo di dimenticare che dovrebbe essere il parlamento a  definire il ruolo del governo e non viceversa. Non va infatti  dimenticato che la Costituzione stabilisce che l’Italia e’ una  repubblica parlamentare.
Va aggiunto che Renzi dopo avere ricattato numerose volte i  parlamentari (o votate la fiducia al governo o tutti a casa) perfino  sulla legge elettorale, ora cerca di ricattare gli elettori minacciando  il suo ritiro con un sovraccarico che riguarda solo lui e il suo metodo  di continuo rilancio della posta in gioco.
Occorre reagire con serenita’, mantenendo al centro il merito delle  proposte sottoposte a referendum, per convincere gli elettori a  respingerle. Se poi qualcuno approfittera’ della sfida per altri fini  sara’ responsabilita’ anzitutto di chi ha innescato questa spirale  perversa, cioe’ Renzi stesso.
Va sottolineato che in ballo ci sono oltre le pur decisive modifiche  della Costituzione anche la legge elettorale. Infatti sul piano degli  effetti istituzionali le modifiche costituzionali sono intrecciate fino a  fare un tuttuno con la legge elettorale Renzi-Boschi.
La legge elettorale, approvata con un abuso del voto di fiducia,  infatti contribuisce a cambiare la sostanza delle regole democratiche e  in particolare della rappresentanza politica del nostro paese, con una  pesante torsione maggioritaria. Un solo partito avra’ un enorme premio  di maggioranza (340 deputati) se raggiungera’ il 40 % dei voti al primo  turno. Altrimenti andra’ al ballottaggio con il secondo piazzato e il  vincitore nello spareggio avra’ un premio di maggioranza ancora  maggiore. Inoltre i deputati saranno per almeno i 2/3 nominati dal capo  partito (nel caso specifico capo del partito e insieme del governo) il  quale si trovera’ ad avere del tutto asservita l’unica Camera che da’ e  toglie la fiducia al governo e che ha l’ultima parola sui provvedimenti  di legge. Se a questo aggiungiamo la spogliazione di poteri delle  regioni, l’accentramento delle decisioni nelle mani del governo perfino  sui tempi dei lavori parlamentari, il declassamento del Senato ad una  camera dopo-lavoro, visto che sindaci e consiglieri regionali sono  eletti per fare altre cose, e quindi non potranno esercitare seriamente  neppure i poteri rimasti, con senatori non eletti e che quindi non  rispondono agli elettori. Così arriviamo alla chiusura del cerchio di un  accentramento mai visto dei poteri nelle mani del capo del governo, con  una torsione se non proprio autoritaria certamente molto decisionista.  Del resto ne abbiamo avuto gia’ numerose anticipazioni, da atteggiamenti  di negazione del valore del dialogo sociale e in particolare del ruolo  dei sindacati, all’attacco ai diritti di chi lavora rappresentato dalla  liberalizzazione del tempo determinato e dalla cancellazione  dell’articolo 18 per i nuovi assunti, fino a decisioni su materie  ambientali che hanno fatto insorgere le regioni che hanno chiesto un  referendum contro i permessi di trivellazione concessi in spregio alle  norme ambientali. In futuro per le regioni questo referendum sarebbe  molto difficile chiederlo.
Sono solo alcune della anticipazioni che dicono molto della  concezione del potere e quindi del significato delle modifcihe della  Costituzione, insieme alla legge elettorale.
Non si tratta solo della ricerca di un rafforzamento del potere  personale da parte di Renzi, che pure c’è. C’e’ qualcosa di piu’. La  cortina fumogena alzata con la polemica con Juncker non serve solo ad  ottenere qualche zero virgola di flessibilita’ in piu’, dopo avere  abbandonato in passato la Grecia al suo destino, ma rivela che il  governo Renzi per rispettare i parametri europei (più o meno gli stessi  che ha dovuto subire la Grecia) si prepara a manovre pesanti,  socialmente indigeribili e che le misure che rafforzano il potere  autoritativo del governo sono funzionali a farle passare, costi quel che  costi, cioe’ ad imporle nei prossimi anni.
Il referendum sulle modifiche della Costituzione e la raccolta delle  firme per promuovere quelli sulla legge elettorale saranno un’occasione  importante per le elettrici e gli elettori per farsi sentire, tanto più  che altri referendum saranno in campo a partire dalla scuola e dal  lavoro. Ad aprile partirà la raccolta delle firme per ottenere i  referendum per abolire premio di maggioranza e ballottaggio e garantire  il diritto per i cittadini di eleggere tutti i deputati, senza nominati  dai capi partito.
	 
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