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Lo strabismo politico che impedisce di vedere i pericoli per la Costituzione di nuovo sotto tiro
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  23/03/2019  20:43:53, in Politica, letto 681 volte

La Costituzione è di nuovo sotto tiro, per ragioni di sostanza e per le proposte di modificarne il testo. Che si tratti di modifiche puntuali a singoli aspetti è pura propaganda, smentita anche dalla coincidenza dei tempi delle modifiche. Tante singole modifiche fanno una linea politica e quello che ne risulta è preoccupante.

Non si tratta solo di qualche ritorno di fiamma contro la vittoria del No nel referendum costituzionale del 2016, di cui si è fatto interprete – purtroppo – Zingaretti all’assemblea nazionale del Pd del 17 marzo scorso. Fino ad allora era stata la vulgata renziana ad attribuire i guai dell’Italia alla vittoria del No, senza alcun riguardo al fatto che al referendum costituzionale si è arrivati perchè era stata voluta dal governo con tutti i mezzi quella “deformazione” della Costituzione.

Il governo Renzi era convinto che il referendum costituzionale sarebbe stato stato un plebiscito a favore delle modifiche della Costituzione e come sappiamo ha sbagliato la previsione perchè il 60% ha detto No e di questi elettori secondo alcune stime un terzo viene dall’elettorato di centrosinistra e liberale.

Purtroppo questa persistente torsione all’indietro del collo, con l’aggiunta delle responsabilità per l’approvazione della modifica del titolo V nel 2001 e del preaccordo per l’autonomia differenziata firmato dal Governo Gentiloni con le Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia quando non aveva più i poteri per farlo stanno creando uno strabismo politico che impedisce di vedere i pericoli attuali per la Costituzione, di fatto e di testo.

Impedito fino ad ora il “furto” con destrezza da parte di Salvini

Sull’autonomia differenziata l’iniziativa di varie associazioni, Coordinamento Democrazia Costituzionale in testa, ed intellettuali ha fin qui impedito che si verificasse il furto con destrezza di Salvini, che da un lato vuole i voti di tutta l’Italia e quindi ha tolto “nord” dal nome e ha cambiato il colore da verde in blu, ma dall’altro vuole portare a Lombardia e Veneto (cosa ci fa l’Emilia in questa compagnia è un mistero) poteri e risorse fino a prefigurare, come ha ben sintetizzato il prof. Viesti, la secessione delle regioni ricche.

Attenzione: un rinvio non è una vittoria ma solo prendere tempo al massimo fino alle elezioni europee. Ci riproveranno.

Due sono gli aspetti di fondo: 1)i diritti fondamentali oggi garantiti dalla Costituzione agli italiani con questa autonomia differenziata non sarebbero più uguali per tutti ma dipenderebbero dalla regione di appartenenza, con un aumento dei costi tanto che il Ministero dell’Economia ha chiesto garanzie sul non aumento, quindi i costi sarebbero a carico delle altre regioni; 2)si vorrebbe trattare l’accordo tra Stato e Regioni come fosse un accordo con una confessione religiosa rendendolo di fatto inemendabile, da approvare a scatola chiusa: prendere o lasciare, qui torna una concezione del parlamento come mero votificio

Non basta una nobile resistenza alla ruspa leghista

Per evitare questa svolta pericolosa occorre usare il tempo faticosamente guadagnato dalla reazione alla proposta di autonomia differenziata per fare crescere la consapevolezza e la reazione. Altrimenti rischia di essere una nobile resistenza alla ruspa leghista, a cui come sappiamo i 5 Stelle resistono ben poco. Abbiamo già visto in casi come l’autorizzazione a processare Salvini che la volontà di tenere in piedi il governo ad ogni costo del M5Stelle li ha portati ad arrampicarsi sui vetri fino a negare principi fondanti del movimento. L’ala governista ha prevalso e nulla fa pensare che non sarebbe così anche sull’autonomia differenziata.

Nel caso Salvini come in occasione dell’approvazione della legge di bilancio, come nell’uso spregiudicato del voto di fiducia e dei decreti legge (tanto criticati quando erano adottati da altri) compare una concezione del ruolo del parlamento che lo vede del tutto subalterno al governo, anzi al gruppo ristretto di comando. Salta di fatto la distinzione tra i poteri legislativo ed esecutivo, con qualche antipatia per l’autonomia della magistratura. Quindi tutto quello che prepara un parlamento senza autorità prepara il futuro. Non a caso, con motivazioni di riduzione di spesa, si pensa di tagliare un terzo dei deputati e dei senatori creando distorsioni enormi, ad esempio in Calabria i collegi senatoriali sarebbero 2 con circa un milione di abitanti. Pochi sanno che il Senato in coda all’approvazione della proposta del taglio dei parlamentari ha approvato anche una proposta di legge che conferma la sostanza dell’attuale nefasta legge elettorale che non consente di agli elettori di scegliere direttamente i loro rappresentanti. Vengono quindi abbandonate tutte le proposte di modifica della legge elettorale attuale, una vergogna, in particolare per i 5 Stelle che si erano impegnati a modificarla.

Referendum propositivo: restano alcuni difetti inaccettabili

Infine la proposta del referendum propositivo. In sé è una buona idea e il testo attuale è migliorato, ma restano alcuni difetti di fondo inaccettabili: 1)occorre definire le materie su cui non ci possono essere referendum propositivi, come per l’abrogativo e non possono esserci effetti di spesa, che solo governo e parlamento possono mettere in equilibrio; 2)la Corte Costituzionale deve poter giudicare sempre della costituzionalità o meno di un provvedimento, in qualunque momento; 3)se il parlamento non approva una legge è corretto sottoporre a referendum la proposta popolare (sarebbe preferibile introdurre anche un quorum di partecipanti), se però le camere approvano una legge è questa che fa stato ed eventualmente se i promotori non sono d’accordo possono usare il normale referendum abrogativo, non è possibile che venga sottoposto a referendum il testo di iniziativa popolare nascondendo la proposta parlamentare, in sostanza resta, per quanto mascherata, la contrapposizione tra testo parlamentare e iniziativa popolare, il resto delle norme sono pannicelli caldi.

In ogni caso la richiesta di fondo è che il parlamento consenta che ogni modifica della Costituzione possa essere sottoposta a referendum costituzionale, quindi non approvi mai con i 2/3. E’ questione di principio. Non deve più accadere quanto è avvenuto con l’articolo 81 che non è stato possibile sottoporre a referendum. Il Ministro Fraccaro è abile nel cercare di evitare i referendum, anche se per un esponente del M5Stelle è una stranezza, ma non abbastanza, abbiamo ben capito il suo obiettivo e non siamo d’accordo, va salvaguardato il diritto dei cittadini a esprimersi con il voto, sempre.

Alfiero Grandi

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