Il presidente del                 Consiglio Draghi condivide le dichiarazioni del suo                 ministro per la Transizione ecologica? Il quale anziché                 dedicarsi anzitutto ai compiti per arrivare a mettere                 sotto controllo le emissioni climalteranti non trova di                 meglio che contraddire il risultato del referendum                 popolare del 2011 che ha bocciato con il 60% dei voti la                 proposta del governo Berlusconi di reintrodurre il                 nucleare civile. Per di più era il secondo referendum                 vinto dal No al nucleare civile, visto che il primo nel                 1987 aveva portato alla chiusura di tutte le centrali                 esistenti in Italia.
Qualche accenno alla                 possibilità di reintrodurre il nucleare civile il                 ministro Cingolani lo aveva fatto alcuni mesi fa, ma                 sembrava che le reazioni alle sue aperture fossero                 rientrate. Invece no, è recidivo, oggi riprende                 l’argomento con dichiarazioni molto più impegnative, il                 cui vero punto di forza sembrano essere i contratti                 vinti dalle aziende italiane in altri paesi che non                 hanno deciso di uscire dal nucleare. In sostanza gli                 affari vengono prima della salute dei cittadini,                 dell’ambiente e di nuovo si sprecano le rassicurazioni                 sulla sicurezza degli impianti che sarebbero di nuova                 generazione. Stupisce che queste dichiarazioni vengano                 fatte proprio nel decimo anniversario del disastro di                 Fukushima in Giappone. La logica è sempre quella, ogni                 volta si millantano sicurezze e risultati che non                 esistono. Il nucleare civile di qualunque dimensione e                 di qualunque generazione resta pericoloso per ambiente e                 cittadini, cioè è soggetto ad incidenti, costa                 un’enormità nel momento in cui le energie rinnovabili                 hanno costi molto inferiori, per non parlare delle                 scorie nucleari il cui smaltimento è un rompicapo senza                 soluzioni accettabili.
Draghi farebbe bene a                 richiamare il suo ministro spiegando a Cingolani che non                 può mettersi contro il voto dei cittadini. La questione                 nucleare è chiusa e al massimo si tratta di gestire nel                 modo migliore le conseguenze nefaste degli impianti del                 nucleare civile che l’Italia ha avuto. Certo, il                 ministro Cingolani è ripetitivo! Ha la fissa del                 nucleare e ammonisce, soprattutto gli ambientalisti                 “radical chic” (ma chi parla più così?): “Se non                 guardate i numeri rischiate di farvi male come mai                 successo in precedenza”. Il ministro – che sembra non                 avere ancora capito che lo sconvolgimento climatico si                 abbatte drammaticamente su tutti – di quali numeri sta                 parlando?
È vero o no che dobbiamo                 realizzare, in tutto il mondo, pure in fretta, un                 formidabile spostamento verso gli impieghi                 dell’elettricità in tutti i settori di consumo, ma il                 nucleare è lì rannicchiato da anni sotto il 2% dei consumi                     finali d’energia, superato alla grande                 dall’idroelettrico e nel 2020 anche dalle rinnovabili                 (3100 TWh vs 2750 TWh).  Già, ma c’è la IV generazione!                 Impreciso e confusionario come sempre, Cingolani                 biascica di IV generazione “senza uranio arricchito e                 acqua pesante”, per di più “a costo basso”. Perché non è                 andato a dare un’occhiata alla pagina online del Generation                   IV International Forum (GIF)? Nessuno dei sei                 reattori lì proposti, tre “veloci” e tre “termici” –                 peraltro gli stessi di venti anni fa quando il GIF                 nacque – corrisponde alle fanfaluche del ministro. “A                 costo basso”? Certo, come la mitica generazione III                 “plus”, quella che Sarkozy voleva rifilare all’ingenuo                 duo Berlusconi/Scaiola e fortunatamente fermati in                 Italia dal “popolo sovrano” (referendum 2011).                 L’esercizio di questa fantomatica generazione III plus,                 previsto per il 2012 a Flamanville (Francia), ancora                 oggi non decolla, per di più con una quintuplicazione,                 al 2018, dei costi! Figuriamoci la IV generazione, per                 la commercializzazione della quale il GIF vaticina,                 senza vergogna, il 2030. Bisogna avere un po’ di                 compassione per i pii desideri di un settore che già nel                 1986 fu proclamato da Forbes come il più                 clamoroso fallimento industriale degli Usa.
Carlo Rubbia riprese, con                 autorevolezza, la critica di fondo al nucleare, del                 quale la Fisica si è disinteressata da quando, sessanta                 anni fa è divenuto materia per i tecnici attuatori,                 mentre bisognerebbe mettere al centro la necessità di un                 ripensamento generale della Fisica del reattore perché a                 garantire la sicurezza siano gli stessi principi fisici                 di funzionamento. Così si predicava per i reattori “a                 sicurezza intrinseca” – chi ne parla più? – come quello                 progettato qui da noi da quel galantuomo, competente, di                 Maurizio Cumo. Ma senza successo di attenzione. Per                 questo Rubbia affermava: “Il nucleare classico,                   compreso quello di quarta generazione, non può                   aspirare a una diffusione su larga scala” (La                 Repubblica, 30 maggio 2007). Un altro radical chic,                 mentre Cingolani continua col suo tic nucleare a un                 livello tale da far sembrare quel letterato di Minopoli,                 presidente dell’AIN, come un Nobel candidato per la                 Fisica.
La questione purtroppo è                 seria. Draghi spieghi a Cingolani che non si va contro                 un doppio pronunciamento popolare e che il suo compito è                 dedicarsi seriamente alla transizione ecologica e                 all’attuazione del PNRR, cercando di seguire le linee                 della Commissione europea anziché scegliere il ruolo di                 frenatore come è stato per il piano Fit for 55 che                 avanza proposte coraggiose, certo da valutare con                 attenzione nei loro effetti, ma per attuarle al meglio                 non per ritardarle o peggio sabotarle. Al contrario, le                 inevitabili contraddizioni e conseguenze di un                 coraggioso cammino verso una risposta seria alla crisi                 climatica, tendendo conto della denuncia degli                 scienziati dell’ONU.
Ci sarebbe materia di                 confronto per scelte coraggiose invece di attardarsi a                 tenere bordone alla lobby degli interessi del nucleare e                 della conservazione nel campo delle politiche innovative                 nell’ambiente e nell’energia.
In questo caso si                 confrontano come poche altre volte innovatori e                 conservatori e sembra impossibile che Draghi scelga di                 essere trascinato sul versante della conservazione
Mario Agostinelli  Presidente Laudato Sii
Alfiero                   Grandi  vice Presidente Coordinamento per la                   Democrazia Costituzionale
Jacopo                   Ricci  Presidente dell’Associazione giovanile                   NOstra
Massimo Scalia  Coordinatore scientifico d ell’Osservatorio sulla                   transizione ecologica – PNRR