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Che fortuna possedere una grande intelligenza non ti mancano mai le sciocchezze da dire.

Anton Cechov
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Referendum, ora bisogna conquistare il quorum
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  06/05/2025  13:23:45, in Politica, letto 50 volte
(www.strisciarossa.it - 05 maggio 2025)


Poca informazione di merito, tentativo di dipingerli come inutili, pochi argomenti contrari, tutto fa brodo per cercare di bloccare i 5 referendum dell’8/9 giugno.
Invece è decisivo per il futuro della democrazia in Italia recarsi a votare l’8/9 giugno per i referendum sia per il merito: i diritti di chi lavora e la cittadinanza in tempi più ragionevoli per chi abita, lavora e paga le tasse in Italia, sia per il significato politico che avrebbe contrastare la diminuzione dei votanti che nelle comunali a Trento e Bolzano è ormai la metà degli aventi diritto al voto.

Evidentemente le proposte dei partiti in campo non riescono a convincere una parte crescente delle elettrici e degli elettori che vale la pena di partecipare attivamente, di impegnarsi con il voto.
Per la democrazia in Italia è un campanello di allarme, tanto più che il voto (personale e libero) ciascuno di noi lo ha ottenuto grazie alla vittoria sul fascismo del 25 aprile 1945, ottenuta cacciando gli occupanti nazisti. Il fascismo aveva trascinato l’Italia nella devastante seconda guerra mondiale, con milioni di vittime e enormi distruzioni e per di più dalla parte sbagliata della storia. Va sottolineato che le donne hanno votato per la prima volta nel 1946 grazie alla sconfitta del nazifascismo.

Non partecipare al voto è un danno per la democrazia
 
I referendum previsti dalla nostra Costituzione sono uno strumento importante di democrazia diretta, cioè di partecipazione delle elettrici e degli elettori alle decisioni nel nostro paese. Gli elettori possono decidere che norme di legge approvate dal parlamento vanno abolite, fare sentire la loro voce e esprimersi con chiarezza.

Chi vota nei referendum decide e partecipa alle scelte. Tuttavia è prevista una soglia molto alta di partecipazione per ottenere la validità del referendum, almeno il 50% più uno debbono votare, un livello alto, soprattutto se paragonato con la partecipazione oggi alle elezioni politiche e locali, che è scesa in modo impressionante e preoccupante.

Questo spiega perché è proprio l’invito a non votare la vera scelta di chi è contrario ai referendum. Chi è contrario preferisce non misurarsi nel voto e punta furbescamente a sminuirne il valore, ad auspicare il suo fallimento e questo è un danno alla democrazia, alla partecipazione democratica di elettrici ed elettori.

In tempi ormai lontani c’è chi ha invitato apertamente gli elettori a non votare e non gli andò bene, ora l’azione è più sottile, dissimulata, persegue lo stesso obiettivo senza dirlo apertamente.
Si parla troppo poco dei referendum
Se dei referendum si parla troppo poco e non si chiarisce l’oggetto del voto non c’è da meravigliarsi se tanti elettori non hanno chiaro perché si deve partecipare al voto e quali sono i quesiti dei referendum dell’8/9 giugno.

Eppure i referendum nella storia della democrazia italiana hanno garantito in passato conquiste importanti della nostra società, la sua modernizzazione. Pensiamo, ad esempio, alla fondamentale scelta che nel 1946 ha deciso con referendum popolare per la Repubblica in Italia, archiviando per sempre la monarchia, oppure al divorzio, al diritto delle donne di avere l’ultima parola sulla loro gravidanza confermati con referendum popolare, oppure al no al nucleare civile in Italia per ben 2 volte, oppure alla conferma che l’acqua è un diritto di tutti, quindi è una risorsa pubblica non un bene di consumo abbandonato ai capricci del mercato.

Questa volta l’8/9 giugno ci saranno 5 schede per 5 referendum. Dovevano essere sei ma dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato buona parte della legge Calderoli sull’autonomia regionale differenziata questo referendum non è stato ritenuto proponibile. Decisione discutibile e discussa, ma le sentenze della Corte costituzionale vanno comunque rispettate.
Quindi per ora concentriamoci sui 5 referendum dell’8/9 giugno.

Quattro referendum riguardano i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
Il Presidente della Repubblica Mattarella proprio in questi giorni ha espresso grande preoccupazione perchè troppi lavoratori hanno salari tanto bassi che non permettono loro una vita dignitosa, con le loro famiglie, e per il numero inaccettabile di incidenti sul lavoro, che causano morti e menomazioni a livelli indegni di un paese civile.

Senza tirare per la giacca il Presidente della Repubblica è un fatto che le condizioni di lavoro e i salari di chi lavora oggi destano preoccupazione e finiscono per essere un vincolo negativo per tutta l’Italia perché se chi lavora non ce la fa è tutta l’Italia ad arrancare.

I diritti di chi lavora spesso non sono riconosciuti, i redditi da lavoro ormai da decenni sono fermi, mentre tutti paesi europei hanno avuto aumenti maggiori di noi, e questo crea un vincolo negativo alla possibilità di una ripresa economica perché manca la forza della domanda del reddito da lavoro.
I 4 referendum sul lavoro vogliono riconquistare diritti perduti.

Anzitutto reintrodurre per tutti i lavoratori lo stesso diritto al reintegro nel posto di lavoro (tolto agli assunti dopo il 7/3/2015) in caso di licenziamenti discriminatori. Allineamento all’Europa dei licenziamenti nelle aziende sotto i 15 dipendenti, togliendo vincoli agli indennizzi che penalizzano solo i lavoratori.

Regolare il tempo determinato che deve essere un’eccezione motivata non una fonte di precariato che prende il posto del lavoro a tempo indeterminato che deve essere la regola nei rapporti di lavoro.
Mettere fine al mercato selvaggio negli appalti per garantire più sicurezza sul lavoro. La responsabilità negli appalti e nei subappalti dovrebbe sempre coinvolgere l’azienda appaltante che deve vigilare, su tutto ed essere responsabile in ultima istanza di quanto accade per effetto dei subappalti a catena.

La cittadinanza per gli stranieri, quinto referendum
Il quinto referendum vuole migliorare il diritto per gli stranieri di ottenere la cittadinanza facendo scendere il periodo di residenza da 10 a 5 anni, con l’obiettivo di coinvolgerli pienamente sia nel loro lavoro, di cui l’Italia ha assoluto bisogno, e integrandoli nella vita sociale e politica per farli partecipare pienamente alla nostra vita democratica.

Conquistare il quorum non sarà facile ma è possibile se ci sarà un impegno corale di quanti non accettano più condizioni di lavoro che sono il fanalino di coda in Europa, di salari troppo bassi per garantire una vita dignitosa, di condizioni di lavoro troppo pericolose, al punto che ogni giorno mediamente 3 lavoratori muoiono sul lavoro e quasi 90.000 si sono infortunati o ammalati nel 2024, con un aumento del 21,6 % sul 2023. E’ una situazione inaccettabile e i referendum possono segnare un punto di svolta importante, per questo è necessario votare e fare votare.



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