Comitato SI alle rinnovabili NO al nucleare
Associazione costituita in Roma
presso il notaio Gennaro Mariconda,
registrata a Roma il 9/2/2011
l’Associazione ha aderito al network 100% rinnovabili
Intervento di Alfiero Grandi in ricordo di Massimo Scalia
nel convegno on line del 23 maggio 25 promosso dall’Associazione
Ringrazio anzitutto Stefano Ciafani, presidente di Lega ambiente, Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, Maria Grazia Midulla esponente storica del wwf che sono qui con noi a ricordare Massimo Scalia. Il prof Naso ha dovuto ricoverarsi per un problema di salute e ci manderà uno scritto appena possibile. Siamo lieti di avere più punti di vista e di esperienze per ricordare Massimo, che non è racchiudibile in una sola dimensione.
Massimo Scalia era una persona eccezionale. Come disse Pertini chi ha un carattere difficile è semplicemente una persona che ha carattere. Era competente, generoso, infaticabile, malgrado le avversità, ricordo l’impegno di lunga lena per denunciare le responsabilità dell’Eni nell’uso dei combustibili fossili.
Nel 1987 ho partecipato al referendum sul nucleare dal territorio come segretario Cgil dell’Emilia Romagna. Quando ci fu l’incidente di Chernobyl ero a Ravenna per una manifestazione, ricordo l’inganno di una bella giornata con un sole velato mentre dall’altra parte del mare si stava diffondendo una pericolosa quanto subdola nube radioattiva di dimensioni mai viste.
La nube radioattiva che investì l’Europa portò alle misure di sicurezza che spinsero moltissime persone a rendersi conto che il nucleare civile non è una fonte energetica come un’altra ma è pericolosa in sé. Per come funziona può portare ad incidenti con conseguenze catastrofiche non solo nella località dove avviene ma in un’area molto più vasta, per effetto dei venti che portano le polveri radioattive (come a Chernobyl o a Mururoa) o del mare (come a Fukushima), oppure crea rischi incontrollati per effetto di guerre che come abbiamo visto a Zaporigia non si fermano di fronte a potenziali disastri.
La minaccia di guerra o di attentato non sono affatto un pericolo solo teorico.
E’ incredibile quanti non comprendano i pericoli della guerra, purtroppo di grande attualità, in presenza delle centrali nucleari.
Sono stato amico e ho collaborato dalla Cgil regionale con il prof Cesare Maltoni, oncologo di fama mondiale, che iniziò il lavoro di prevenzione sulla devastazione dell’amianto sulla salute di chi veniva a contatto per lavoro o per territorio con quelle fibre all’apparenza innocue, in realtà letali. Maltoni iniziò dalle officine grandi riparazioni delle ferrovie e si arrivò alla legge sull’amianto. Maltoni si occupò di prevenzione di altri tumori a partire dal cancro al seno, aiutò gli Enti locali e poi la regione a creare presidi territoriali per la prevenzione, creò un centro presso il Sant’Orsola di Bologna, un hospice, l’istituto di ricerca Ramazzini a Bentivoglio. Questa mente brillante e dedicata alla salute delle persone in modo disinteressato non ha avuto riconoscimenti come altri, ma nel sindacato che ho conosciuto ha sempre trovato un interlocutore attento e pronto a raccoglierne gli insegnamenti.
Ricordo Cesare Maltoni non solo per ricordare un altro caro amico che lo merita ma per dire che questa collaborazione ha fatto crescere la consapevolezza nel sindacato che doveva aprirsi alle tematiche della salute e dell’ambiente di lavoro, di chi abita nel territorio, costruendo una cultura diversa, non difensiva, alternativa di fronte alle conseguenze di un industrialismo cieco e di investimenti sbagliati, perniciosi. Una cultura che nella tradizione del movimento operaio non era presente spontaneamente.
Nuovi apprendisti stregoni in questi giorni parlano a vanvera (direbbe Scalia) di nucleare sicuro e copiano i loro predecessori che hanno fatto danni a non finire, sognano di riportarlo in auge.
Tornando a Massimo. Nel 2008, caduto il 2° governo Prodi, pensavo di dedicarmi all’Ars creata da Tortorella, ad una riflessione sulla sinistra che tante delusioni ha dato a tanti di noi.
Avevo sottovalutato che nel 2008 Berlusconi aveva vinto le elezioni con una maggioranza mai vista: quasi 100 deputati e 50 senatori. Con questa maggioranza lui e Scaiola hanno fatto approvare ad un parlamento che aveva attestato che Ruby era nipote di Mubarak la legge per reintrodurre il nucleare in Italia sulla base di un accordo capestro con la Francia e fregandosene del referendum del 1987 che aveva detto un secco no al nucleare in Italia.
Nell’opposizione politica al centrodestra dell’epoca la sconfitta subita non era ancora metabolizzata, tentennamenti sulle scelte c’erano anche qua e là nel mondo ambientalista. Un articolo sul Manifesto nel settembre 2008 lanciò la proposta di prepararsi alla sfida del referendum abrogativo. Un gruppo formato tra gli altri da Scalia e Mattioli, Giorgio Parisi, Serafini e Mauro Bulgarelli, Agostinelli, Filippi, Bardi e Umberto Guidoni a cui dobbiamo il nome “Si alle rinnovabili No al nucleare”, promosse l’associazione che stiamo rilanciando di fronte alla nuova sfida sul nucleare civile, decidendo che dopo l’esperienza tormentata del 1987 questa volta dovevamo realizzare un’alleanza tra ambientalismo e mondo del lavoro.
Panini e Filippi coinvolsero prima Guglielmo Epifani e poi Susanna Camusso e con il loro aiuto realizzammo buoni risultati di alleanza tra il sindacato e il mondo ambientalista.
Massimo Scalia fu protagonista di questa operazione, senza lui e Gianni Mattioli non ci saremmo riusciti. Non fu facile convincere ambienti molti diversi che l’ostilità reciproca doveva essere superata, rimuovere incrostazioni non fu semplice, tuttavia con strappi e difficoltà l’operazione riuscì e l’associazione decollò a fianco delle storiche associazioni ambientaliste (oggi presenti con noi per ricordare Scalia) dando vita ad un coordinamento che doveva interagire con Di Pietro, unico interlocutore politico disponibile a raccogliere le firme per arrivare al referendum abrogativo.
Di Pietro ad un certo punto ruppe il passo e volle andare avanti da solo, raccolse le firme necessarie, ma per fortuna il quesito referendario era già concordato attraverso Paolo Brutti che veniva dalla Cgil e che era l’interfaccia per Di Pietro, mentre il nostro consulente giuridico era il costituzionalista prof Gianni Ferrara.
Quando Di Pietro raggiunse l’obiettivo di intestarsi la campagna referendaria presentando anche i quesiti sull’acqua bene comune e sul legittimo impedimento si rese conto che non era in grado di gestire una campagna referendaria come quella sul nucleare che richiedeva competenze e credibilità per chi presenta le posizioni. Rendendosi conto che nella campagna referendaria rischiava grosso Di Pietro accettò di concordare con il coordinamento delle associazioni che si era formato (presieduto da Vittorio Cogliati Dezza) la devoluzione di spazi elettorali da gestire in tv e nelle radio, spazi per i manifesti e di finanziare questa campagna delle associazioni con una cifra (per noi) importante che fu interamente impiegata dalle associazioni nella campagna elettorale, in aggiunta a quello che Maria Maranò, che coordinava il lavoro, realizzò nei territori.
Questa mobilitazione coinvolse 2 milioni di persone per la campagna referendaria sui diversi quesiti, un’enormità.
Come sapete il risultato fu ottimo, da 20 anni non si realizzava il quorum, invece partecipò al voto il 55 % compresi gli italiani all’estero, i SI arrivarono al 95 %. Questo consente di sperare anche oggi che l’8 e 9 giugno la partecipazione al voto sorprenda positivamente. Questo risultato andrebbe ricordato di più.
Oggi Giorgia Meloni, come nel 2011 Berlusconi, chiede di non andare a votare, ora come allora possiamo smentirli confermando che il voto è stata una conquista di libertà dopo la Liberazione dal nazifascismo e votare è come afferma la Costituzione un dovere civico.
Massimo Scalia fu determinante nel 2011, era formidabile nell’esprimere valutazioni fondate, inattaccabili, aiutando anche quelli come me che non avevano le sue competenze. Gianni purtroppo per malattia oggi non può essere con noi. Ricordo la delicatezza con cui Massimo negli ultimi anni tutelava Gianni dalla malattia continuando a cofirmare articoli che in realtà scriveva lui. Si scherzava spesso sulla coppia di fatto che rappresentavano, un sodalizio umano e scientifico piuttosto raro.
Il movimento che si mise in campo smosse le montagne, non è un’esagerazione. 2 milioni di persone si impegnarono in varia misura. Il governo Berlusconi non riuscì a difendere le sue scelte e le sue dimissioni pochi mesi dopo non erano solo il frutto di uno spread arrivato a oltre 500 punti e degli errori di politica economica fatti da Tremonti ma anzitutto il risultato dei referendum che avevano abrogato leggi che il centro destra aveva fortemente voluto.
Non tutti capirono il potenziale che questo movimento rappresentava, certamente non il Pd che era arrivato tormentato al Si poco prima del voto, dopo un travaglio complicato. Grillo invece capì che non aveva concorrenti nel rivendicare un ruolo nei referendum e fece fortuna perché arrivò al 25 % alle elezioni del 2013, anche se aveva esagerato il suo ruolo visto che sul nucleare abbiamo cercato noi un suo rappresentante che portammo dal comitato per l’acqua per avere anche il M5S nel comitato unitario contro il nucleare.
Massimo ebbe un ruolo determinante nel costruire una posizione che non fosse propagandistica e invece fondata su scienza e scelte politiche realistiche. Quando in anni più recenti con Agostinelli e i giovani di NOstra avviammo un osservatorio sul PNRR /transizione ecologica chiesi a Massimo Scalia di farne il direttore scientifico, accettò e continuò con il suo stile brusco a correggere comunicati, prese di posizione, a dare indicazioni.
Voglio cogliere l’occasione per ricordare persone che sono state un riferimento costante di competenza, affidabilità e disinteresse personale: Massimo Scalia, che purtroppo non c’è più, Gianni Mattioli purtroppo non in grado di dare il suo contributo, Alex Sorokin e il premio Nobel Giorgio Parisi. Con queste competenze a sostegno le prove difficili non erano impossibili, oggi va ricostruito un gruppo altrettanto forte.
Ora dobbiamo tornare in campo, la talpa dei nuclearisti negli anni passati ha ben scavato, noi ci siamo “distratti”. Il network 100% rinnovabili è stata una scelta giusta, impensabile nel 2011, dovrà reggere prove difficili, per quanto ci riguarda daremo il nostro contributo. Le destre cercheranno di mandare il referendum a dopo le elezioni per non disturbare la tenuta del governo Meloni, perché sanno che c’è una sentenza della Consulta (Tesauro 199/20212) che mette paletti a chi vuole rimettere in discussione risultati referendari. Soprattutto dobbiamo unirci per essere pronti a contrastare con il referendum abrogativo decisioni sbagliate in un quadro più difficile e complesso del passato, perché è tornata la guerra, per la crisi energetica, per la nuova generazione di energivori che non sono più le acciaierie ma l’IA, per le resistenze a contrastare la crisi climatica.
Massimo ci mancherà, ovviamente, ma partendo dal suo ricordo dobbiamo impegnarci a respingere questo tentativo di vera e propria restaurazione culturale, scientifica, politica del passato peggiore.
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