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Nucleare, il governo vuole una delega in bianco dal parlamento
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  02/11/2025  08:24:57, in Nucleare, letto 27 volte
(www.strisciarossa.it -  2 Novembre 2025)

Il governo vuole tornare al nucleare, per questo ha presentato una proposta di legge alla Camera con la quale pretende una delega in bianco a fare tutto e il suo contrario. Ad esempio non chiarisce come avverranno le scelte del nucleare, di quale tipo, mischia fissione e fusione come fossero la stessa cosa, né chiarisce chi lo controllerà (una non meglio definita agenzia) e con quale reale autonomia opererà.

Sono passati ben 8 mesi dal primo consiglio dei ministri dello scorso febbraio, fino a quello dell’effettiva approvazione del testo. Ora la proposta del governo è ufficiale e rivela che in sostanza sta cercando di aggirare i 2 referendum (1987, 2011) che hanno votato No al nucleare civile in Italia e hanno determinato la chiusura delle centrali esistenti. Per di più l’ineffabile ministro Pichetto Fratin ha bloccato il lavoro fin qui compiuto per mettere in sicurezza le scorie radioattive già accumulate, senza chiarire come e quando intende risolvere il problema, limitandosi a rinviare tutto e a fissare un nuovo termine al 2038. Così si aggiungerà ritardo a ritardo.


Nucleare “nuovo”

Il governo prima o poi dovrà spiegare alla Corte costituzionale perché e in cosa questo nucleare sarebbe diverso da quello bocciato dai 2 referendum popolari. Perché se verrà dimostrato che è lo stesso, come è evidente e comunque si può dimostrare, la Corte costituzionale ha già chiarito con la sentenza Tesauro (199/2012) che nuove iniziative legislative non possono riproporre lo stesso oggetto abrogato con referendum.

Arrivare rapidamente alla Corte costituzionale, anche durante l’esame parlamentare della proposta del governo, sarebbe utile e eviterebbe di fare una discussione campata in aria. Infatti se venisse confermato che si tratta dello stesso nucleare civile bocciato dai referendum – come in realtà è – sarebbe improponibile.
Per questo l’aggettivo più usato nella proposta del governo è “nuovo” nel tentativo di dimostrare che si tratta di un nucleare del tutto diverso da quello bocciato con i due referendum abrogativi.
 
Inoltre viene da chiedersi perché si dimentica che la centrale di Zaporizhzhia in Ucraina, la più grande dell’Europa, è a rischio disastro nucleare a causa dei bombardamenti dovuti alla guerra e per l’assenza dell’alimentazione elettrica indispensabile per fare funzionare le pompe di raffreddamento dei reattori nucleari, come ha denunciato l’Aiea. Perché mai l’Italia dovrebbe dotarsi proprio ora di centrali nucleari visti i grandi rischi per guerre e terrorismo che ne deriverebbero per le popolazioni e per l’ambiente?


Un futuro vago e un presente in ritardo


Il ritorno al nucleare viene proposto in un futuro impreciso dimenticando che, come è noto, da quando si dovesse decidere di reintrodurlo, speriamo di no, passerebbero comunque molti anni per la realizzazione. In realtà questo impegno a reintrodurre il nucleare in Italia serve a coprire i ritardi del governo, e del ministro anzitutto, che non punta sugli investimenti nelle energie rinnovabili (fotovoltaico, eolico soprattutto off shore, geotermico, idrogeno, ecc.), prende decisioni confuse che portano a contestazioni e ritardi e rinvia ancora la decisione (invocata da sindacati e imprese) di separare il costo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili – per diminuire i prezzi dell’elettricità per imprese e cittadini – da quello delle fonti fossili, gas in particolare che costa molto di più. Mantenere un prezzo unico è un modo per non fare capire ai cittadini di chi è la responsabilità dei prezzi alti dell’energia in Italia.

L’Italia deve puntare con decisione all’indipendenza energetica nazionale attraverso investimenti massicci nelle energie rinnovabili, al contrario il governo Meloni si è impegnato all’acquisto di gas liquido dagli Usa (impegno confermato nell’incontro Meloni/Trump) che costa molto di più e farà aumentare i prezzi dell’energia. In questo modo l’Italia prolungherebbe l’uso delle fonti fossili malgrado l’impegno a ridurle, europeo e nazionale.

Pichetto Fratin ha adottato decisioni per la localizzazione dei nuovi impianti di rinnovabili che sono state bocciate dal Tar del Lazio, mettendo nell’incertezza gli investimenti, e ora presenta norme ultranazionaliste sul fotovoltaico che ritarderanno la costruzione dei nuovi impianti, ispirandosi ad un protezionismo degno di Trump, ma dimenticando che l’Italia invece dovrebbe correre verso l’autosufficienza proprio attraverso l’espansione delle fonti rinnovabili che riducono la nostra dipendenza dall’estero.

Il ministro si illude di garantire il sistema energetico italiano continuando ad usare le centrali a carbone o almeno a tenerle pronte all’uso, tradendo l’impegno di chiuderle definitivamente tra fine 2025 e 2027. Il governo dovrebbe puntare tutto sulle rinnovabili, sugli investimenti nei pompaggi idroelettrici fondamentali per l’equilibrio della rete elettrica, aggiungendo che Terna ha deciso un notevole investimento negli accumuli per stabilizzare la rete. Gli accumuli di energia elettrica e l’idroelettrico sono pienamente in grado di dare stabilità alla rete elettrica, evitando black out come in Spagna, dove del resto il nucleare è arrivato con grande ritardo nel recupero del black out elettrico.


Sguardo al passato

Il ritorno al nucleare ricorda l’attacco del governo all’indipendenza della magistratura con il pdl costituzionale Nordio, sono entrambi tentativi di restaurazione del passato che non a caso si rifanno ai governi Berlusconi e hanno un’evidente ispirazione attuale in Trump, protagonista di perverse iniziative negazioniste: dal clima ai vaccini.

Il governo tenta di dimostrare che il nucleare oggi sarebbe “sostenibile” ma è una posizione infondata e menzognera. Non basta infatti dichiarare “sostenibile” il nucleare civile perché questo sia vero e ancor meno inventare etichette per renderlo più sicuro (3° generazione, 4°ecc.) perché la sostanza è la stessa di prima, in quanto le innovazioni non riguardano i fondamenti del funzionamento del nucleare da fissione.

Il nucleare da fusione è tuttora un obiettivo lontano dalla produzione elettrica commerciale e il progetto di legge finge invece che sia una scelta praticabile in tempi certi.

Inoltre i costi dell’energia elettrica prodotta dal nucleare sono molto più alti di tutte le energie rinnovabili e per di più creerebbe un’ulteriore dipendenza dell’Italia dall’estero per le materie prime. Le piccole centrali (SMR) tanto propagandate e richiamate nella proposta di legge sarebbero più convenienti ? Dove sono? Dimostratelo! Gli studi finora conosciuti dicono per lo più il contrario.

Le nuove centrali nucleari dovranno prima essere esaminate per stabilire se sono sicure e convenienti, che impatto avranno sull’ambiente e sulle persone, accertando la qualità del controllo e della sicurezza, e non dimenticando il coinvolgimento preventivo delle popolazioni.

Il nuovo nucleare da fusione è tuttora sperimentale e quello da fissione è nella sostanza lo stesso bocciato dai referendum. Il governo vuole tornare a prima del referendum del 1987 e finge che esistano tante alternative possibili. In realtà tornerebbero centrali vecchio stile, le stesse di Chernobyl, di Fukushima.

In sostanza il governo pretende un’enorme delega in bianco per fare qualunque scelta, per questo la sua proposta è inaccettabile. Se non verrà fermata la proposta del governo è inevitabile pensare seriamente ad un 3° referendum abrogativo.

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