Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 03/05/21)
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che dovrebbe consentire all’Italia di uscire da una gravissima crisi con l’aiuto concreto dell’Unione Europea, è ormai approvato nelle sue linee generali e inviato al vaglio di Bruxelles. C’è stato pochissimo tempo per discuterne e la versione attuale è sostanzialmente il testo predisposto dal governo Draghi e approvato dal parlamento. La prima novità è che l’invio del piano a Bruxelles non chiude la discussione, né offre certezze che i risultati saranno quelli scritti. Ad esempio, Onufrio, direttore di Greenpeace, sul Manifesto ha sottolineato che le cifre di cui parla il piano e confermate nei conti, riassunte da Draghi in parlamento, non sono affatto risultati scontati.
Onufrio ha giustamente ricordato che puntare sulle energie rinnovabili (quelle vere non il tentativo francese di camuffare il nucleare, per ora stoppato) vuol dire installare tra fotovoltaico ed eolico almeno 6/7 gigawatt di potenza all’anno fino al 2030. Altrimenti non solo non verranno rispettati gli impegni con l’Unione europea ma anche l’avvio della sperimentazione dell’idrogeno prodotto da rinnovabili, che il PNRR indica con chiarezza, rischia di restare scritto sulla carta. Per farlo occorre anzitutto rendere più svelte le pratiche di approvazione dei progetti delle Fer, non più facili perché anche una rinnovabile installata male può rovinare l’ambiente. Inoltre ci vogliono risorse finanziarie e quelle previste nel PNRR in sostanza affidano ai privati la realizzazione. Il concorso dei privati è molto importante e per di più possibile utilizzando le molteplici possibilità di intervento ma non può essere l’unica risorsa finanziaria in campo, tanto più nell’eolico, soprattutto offshore, che richiede investimenti rilevanti e un sostegno concreto dell’intervento pubblico... Continua a leggere...
Considerazioni sul PCI, la CGIL e le altre confederazioni sindacali
(intervento scritto di Alfiero Grandi)
Nel sindacato crebbe la voglia di lavorare insieme. Una nuova consapevolezza del valore dell’unità del mondo del lavoro si affermò, fino al sogno ad occhi ben aperti del superamento delle divisioni organizzative degli anni 50. Esperienze che non realizzarono l’obiettivo, ma lasciarono un segno profondo per molti anni. I metalmeccanici erano arrivati ad iscrivere direttamente alla Flm, il sindacato unitario, in seguito questi iscritti furono costretti, tristemente, a scegliere la propria organizzazione per il fallimento dell’ipotesi unitaria. Il sindacato cercò di interpretare le proprie istanze in rappresentanza del lavoro in senso generale, non come mera proiezione della condizione di lavoro, dalle modifiche dell’ordinamento scolastico alla riforma sanitaria, e si pose l’obiettivo di conquistare per legge nuovi diritti per i lavoratori, dallo Statuto alle misure per la parità tra i sessi, fino a un sistema previdenziale universale e ai diritti civili che sono stati una pietra miliare del cambiamento italiano, dal divorzio all’aborto. Il sindacato, malgrado diversità e problemi fu protagonista dell’avanzamento sociale e culturale del nostro paese. Per questo a differenza della Francia si stabilì un rapporto con gli studenti, non facile, a volte polemico, ma a volte convergente. Trentin ed altri furono interlocutori riconosciuti del movimento degli studenti... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 18/04/21)
Tre Associazioni hanno deciso di sfidare il governo ad essere coerente con le affermazioni di Draghi alle Camere sulla transizione ecologica al momento dell’insediamento. Sfidiamo il Governo ad avere coraggio nelle scelte, ad ascoltare i cittadini e le loro associazioni. Il governo Conte aveva costruito un PNRR essenzialmente raccogliendo i progetti già esistenti in materia di energia, di ambiente, di innovazione, sembrava restare solo il problema di ridurre i progetti per fare bastare le risorse. Era stata immaginata una struttura esterna alle istituzioni (governo, parlamento, regioni, comuni) per decidere e attuare i progetti. Non era previsto l’ascolto della società, delle associazioni, degli esperti, per costruire scelte condivise. Oltre un terzo delle risorse messe a disposizione dall’Europa venivano destinate a sostituire spese già decise, finanziate dal bilancio dello Stato, riducendo così l’impatto potenziale di queste risorse straordinarie per rimettere in moto occupazione, ricerca, investimenti. Capiremo nelle prossime settimane se Draghi presenterà in parlamento proposte coraggiose e radicali. La pandemia, ad esempio, ha dimostrato che per Europa ed Italia è indispensabile essere sostanzialmente autosufficienti nella produzione di strumenti sanitari, di medicinali in grado di garantire la salute, il bene primario... Continua a leggere...
(articolo di Mario Agostinelli e Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 10/04/21)
La prima presentazione del PNRR italiano fatta dal governo Conte 2 si era sostanzialmente arenata su tre aspetti. Primo, l’uso di parte consistente dei fondi (oltre un terzo) per interventi che avrebbero sostituito finanziamenti già previsti in precedenza dal bilancio dello Stato, diminuendo così l’impatto per il rilancio occupazionale, sociale ed economico degli interventi straordinari previsti dal Next Generation EU della Commissione Europea. Secondo, una gestione farraginosa, con la previsione del coinvolgimento di centinaia di tecnici, con decisioni sull’uso delle risorse in gran parte esterna alle sedi politiche naturali e cioè Governo, Regioni, Comuni. Una sorta di circolazione istituzionale extracorporea e questo ovviamente non garantiva la necessaria trasparenza delle decisioni di spesa. Terzo, la raccolta di progetti già pronti di grandi aziende che pensavano di avere trovato finalmente la fonte per finanziare progetti di vario tipo, alcuni probabilmente utili, altri discutibili e forse negativi soprattutto per le conseguenze ambientali.
È evidente che se raccogli i progetti esistenti, anche selezionandoli, è difficile dare una forza politica ed economica alle scelte pubbliche. Mentre occorreva partire dai 6 capitoli e in particolare dalla transizione ambientale che è certamente il capitolo che più di ogni altro può aiutare a rendere compatibile lo sviluppo con l’ambiente, a innovare tecnologie e settori produttivi, a qualificare ed estendere una nuova occupazione di qualità. Draghi nel discorso alle Camere è sembrato consapevole dell’esigenza di mettere l’accento sulle novità, a partire dal 37% delle risorse destinato all’Italia per la transizione ecologica. Nessuna delega in bianco. Il Governo va sfidato ad essere coerente e in particolare ad esserlo i Ministri che sono preposti ad organizzare le scelte. Per ora non siamo al caro amico ma nemmeno al merito delle scelte, eppure i Ministeri stanno lavorando e a fine aprile Draghi riferirà in parlamento sulle scelte definitive che il governo proporrà alla Commissione Europea.
Per questo il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, Laudato Sii, Nostra hanno elaborato un documento che verrà presentato il 17 aprile in videoconferenza, già disponibile sui siti delle associazioni, che vuole contribuire a scegliere con nettezza. A proporre un’idea di futuro. Se le aspettative sui risultati del piano straordinario debbono rimettere in moto l’occupazione e l’economia dell’Italia – e debbono farlo con una forte impronta innovativa sull’ambiente, sulla ricerca, sull’innovazione – le scelte non possono che essere coraggiose e nette. È un’occasione unica. Cambiare e dare ragione a tutti è impossibile, occorrono dei Sì e dei No chiari e netti... Continua a leggere...
iniziativa a Pescia Romana - Montalto di Castro
15 marzo 2021
Ha coordinato
Alfiero Grandi
Hanno partecipato:
Anelio Uccelletti - Cooperativa il Chiarone
Alex Sorokin - Ingegnere Nucleare
Giuseppe Onufrio - Direttore Greenpeace Italia
Stefania Pomante - Segretaria CGIL Civitavecchia e Viterbo
Elisabetta Puddu - Circolo PD Montalto di Castro
Silvia Nardi - Assessore Comune di Montalto di Castro
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 27/02/21)
Le sinistre, se sono ancora in grado di farlo, dovrebbero recepire le novità che il governo Draghi è destinato a portare nella situazione politica italiana. Non mi sembra corretta una valutazione che lo vede come una meteora in vista di altro. I cambiamenti sostanziali ci saranno per varie ragioni. Anzitutto la destra che vuole il potere, in particolare la Lega, che vede questa come una fase per il proprio accredito a livello europeo, una sorta di esame d’ammissione per accedere al governo senza troppi contrasti. È vero che Salvini si comporta come uno studente che fatica ad imparare i comportamenti giusti e viene rimesso in riga, ingoiando a fatica le precisazioni di Draghi. Stare al governo e all’opposizione nello stesso tempo in una fase come questa è molto difficile se non possibile.
Per questo il condono, definito come tale dal presidente del Consiglio, è difficile attribuirlo alle pressioni della Lega. Quando Draghi non ne vuole sapere lo dice e in questo caso evidentemente ha considerato il condono una concessione minore o forse una scelta condivisibile. Invece è stato un errore grave di politica fiscale che mina la credibilità del rapporto tra Stato e contribuenti e che avrà delle conseguenze tra quanti si sono sentiti presi in giro per essere sempre stati leali nel rapporto fiscale con lo Stato.... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su www.ilmanifesto.it del 16/03/21)
Fukushima e dintorni . In Giappone continuano a funzionare le centrali. La Francia posticipa di 10 anni lo smantellamento. Il discorso sul nucleare si tinge di toni green, ma sui rischi e lo smaltimento si brancola ancora nel buio.
Avvenimenti importanti vengono dimenticati rapidamente come fossero di poco valore. L’incidente nucleare di Fukushima è tra quelli importanti. Per anni è stato messo in ombra, ora il Giappone lo riporta in primo piano, ma concentra l’attenzione sul devastante tsunami di 10 anni fa. L’incidente nucleare è ridotto a tragica conseguenza dello tsunami.
Del resto il Giappone non ha fatto veramente i conti con il nucleare e ha riavviato centrali malgrado l’incidente di Fukushima, tacendo che il nucleare è pericoloso in sé e gli avvenimenti naturali possono solo esaltarne potenziali effetti devastanti... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 12/03/21 che illustra lo scopo della lettera ai Deputati e ai Senatori)
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale ha deciso di rilanciare l’iniziativa per arrivare ad una nuova legge elettorale che sostituisca il “rosatellum”, attualmente in vigore nella versione voluta dalla Lega e purtroppo votata anche dal Movimento 5 Stelle nel maggio 2019, durante il governo Conte 1. Non è la prima volta che lanciamo l’allarme. Purtroppo il parlamento, o almeno la parte che avrebbe dovuto ascoltare, finora non ha fatto nulla. Durante il governo Conte 2 fu presentato il disegno di legge Brescia ad impianto proporzionale ma con una soglia di sbarramento eccessiva, al 5%, e senza risolvere il decisivo problema di chi elegge realmente i parlamentari.
Oggi i parlamentari sono di fatto nominati dai capi partito, come dimostra Italia Viva partito che non è in parlamento per i voti presi ma perché Renzi gestì le liste a suo piacimento, decidendo chi doveva entrare in parlamento e di conseguenza quando ha deciso di uscire dal Pd è stato seguito dai fedelissimi che gli dovevano l’elezione. I parlamentari dovrebbero invece rappresentare chi li vota, cioè gli elettori, che però oggi non possono scegliere in una lista di chi fidarsi e quindi non hanno alcuna influenza sull’esito finale della scelta dei parlamentari. Il catenaccio, incostituzionale, di un voto unico obbligatorio previsto dal rosatellum per il collegio uninominale e per la circoscrizione impedisce ai cittadini di scegliere coloro di cui si fidano. Una legge elettorale come il rosatellum ha tra i suoi difetti quello grave di limitare la possibilità dei cittadini di scegliere i loro rappresentanti che quindi non sentono alcun bisogno di rendere conto del loro operato a loro e per certi versi anche volendo non saprebbero come fare visto che nella maggioranza delle situazioni non c’è un legame tra eletto ed elettore... Continua a leggere...
(articolo di Alfiero Grandi su www.jobsnews.it del 7/03/21)
Le tentazioni di imitare Maramaldo sulla crisi del Pd sono e saranno forti, non solo dal campo avversario, immagino che Zingaretti sapesse che questo sarebbe accaduto dopo le sue dimissioni. Evidentemente questo strappo è stato ritenuto un male necessario per tentare di uscire da una crisi più drammatica di quanto non venisse percepito dall’esterno e per affrontarla non ci sono assolutamente i tempi che alcuni commentatori suggeriscono. Le dimissioni di Zingaretti, se hanno un senso, debbono provocare risultati entro le elezioni amministrative perché se dopo tanti successi elettorali delle destre nelle Regioni (oggi a quota 15) dovesse arrivare un risultato analogo nei comuni, quando si voterà, la destra ne ricaverebbe una spinta forte verso la vittoria elettorale alle prossime elezioni... Continua a leggere...
(articolo del 04/3/21 di Alfiero Grandi su www.editorialedomani.it)
Nel dibattito sulla consulenza di Matteo Renzi per la Future Investment Initiative di Riad controllata dal governo saudita, troppi fingono di non capire come stanno le cose.. […] [scarica file in pdf]
|
|
Ci sono 425 persone collegate
|